Mutilazioni Genitali Femminili (MGF)

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  1. Dædric Dagger
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    CITAZIONE
    Le mutilazioni genitali femminili (MGF), sono pratiche tradizionali che vengono eseguite principalmente in 28 paesi dell'Africa sub-sahariana, per motivi non terapeutici. Tali pratiche ledono fortemente la salute psichica e fisica di bambine e donne che ne sono sottoposte.
    L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che siano già state sottoposte alla pratica 130 milioni di donne nel mondo, e che 3 milioni di bambine siano a rischio ogni anno[1]. Il 6 febbraio si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale contro l'infibulazione e le mutilazioni genitali femminili.

    Articolo di Wikipedia,con piu' informazioni.

    Se avessi per le mani chi fa questo genere di pratiche, gli taglierei il pene.Non scherzo.
     
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  2. Bianca Fasano
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    Bianca Fasano
    Il 6 febbraio si celebrerà in tutto il mondo la “Giornata Mondiale contro l'infibulazione e le mutilazioni genitali femminili”. Stronchiamole definitivamente.
    Si avvicina il 6 febbraio, data in cui si commemora in tutto il mondo la “Giornata Mondiale contro l'infibulazione e le mutilazioni genitali femminili”. Parliamo della terribile realtà contro di cui si sono confrontate e rischiano di confrontarsi ancora oggi migliaia di bambine, non soltanto nel loro paese d’origine, ma anche nei paesi, quali il Belgio e l’Italia, in cui sono emigrate famiglie provenienti da etnie presso le quali continuano ad essere rispettate “tradizioni” che prevedono pratiche criminali dannose per la vita delle persone. Alla luce di uno studio richiesto dal servizio sanitario federale Belga (SPF Santé), si ritiene, ad esempio, che 1.975 bambine rischino di subire mutilazioni genitali in un prossimo futuro e vi sarebbero inoltre già 6.260 donne e bambine, alle quali sarebbe stata applicata tale orrenda pratica, prevedendo per loro che si verifichino complicazioni durante il parto a seconda del tipo di mutilazione subita. In vista di queste complicazioni Madam Laurette Onkelix, (attualmente Vice primo Ministro e Ministro delle politiche sociali), dal 2008 ha ordinato l’elaborazione di guide tecniche per la formazione di professionisti della sanità che vengano posti in grado di affrontare queste problematiche e la possibilità del rimborso della ricostruzione del clitoride.
    Vero è che Il 20 dicembre 2012, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una Risoluzione per la messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili (MGF). La Risoluzione [A/C.3/67/L.21/Rev.1] sostenuta da due terzi dell’Assemblea Generale, incluso tutto il Gruppo Africano è stata adottata con il consenso di tutti i membri delle Nazioni Unite. Certamente si tratta di una grande vittoria sulla inciviltà terrificante che si nasconde dietro quelle che possono chiamarsi erroneamente “tradizioni”, ma che nulla hanno a che vedere con il rispetto che si deve senza dubbio alle varie etnie che scelgono di stabilirsi nei paesi europei. Chiaramente la risoluzione dell’Assemblea sembra riflettere l’universale convinzione nel ritenere che le mutilazioni genitali femminili costituiscano una violazione dei diritti umani e che tutti i paesi del mondo dovrebbero intraprendere “tutte le misure necessarie, inclusa la promulgazione ed il rafforzamento di legislazioni che proibiscano le MGF, per proteggere donne e bambine da queste forme di violenza e per porre fine all’impunità”. Ma tanto non basta certamente a fare sì che, dall’oggi al domani, questa risoluzione sia rispettata ovunque, sia nei 27 paesi africani e nello Yemen, dove è ampiamente documentata, che in altri Stati, quali l’India, l’Indonesia, l’Iraq, la Malesia, gli Emirati Arabi Uniti e la stessa Israele, laddove pur nella certezza che vi siano casi di MGF,mancano indagini statistiche attendibili. Notizia di casi di MGF, non documentate, sono provenienti inoltre dall’America Latina (Colombia, Perù), e da altri paesi dell'Asia e dell'Africa (Oman, Sri Lanka, Rep. Dem. del Congo), laddove, pur non essendo presente sotto forma di tradizione stabile, risulta presente la pratica.
    Fermo restando che la MGF “cammina” assieme a quanti, provenienti dai paesi succitati, pur vivendo stabilmente in Italia o in Francia, continuano ad applicarla sulle loro figlie.
    Le leggi contrastanti tale deleteria pratica ci sono, infatti nessuno dei paesi africani riconosce apertamente l'escissione o l'infibulazione (esiste un sistema normativo che la nega), ma purtroppo è nascostamente tollerata la sua attuazione. In Europa sono stati avviati dispositivi giuridici in merito, poiché ovviamente il diritto europeo, neanche in nome del rispetto di una pretesa diversità culturale, può accettare che vengano attuate pratiche in violazione dell'integrità della persona umana. Tanto non basta però a sventarne la perpetuazione. La Svezia già dal 1983 ha adottato una legislazione specifica per il reato di mutilazione genitale femminile, ma con una pena piuttosto lieve: un massimo di due anni di reclusione.
    In Gran Bretagna da1985 si prevede in merito una reclusione fino a cinque anni di detenzione e la punibilità anche di chiunque abbia favorito in qualche modo tale violenza.
    In Francia il reato è perseguito ai sensi dell'art. 312 del Codice penale (violenze sui minori di 15 anni), prevedendo la reclusione fino a venti anni in caso di complicità e persino l'ergastolo per quei genitori che abbiano eseguito mutilazioni ai genitali dei propri figli. In tal senso si sono svolti molteplici processi contro genitori di bambine escisse e dal 1991 le mutilazioni dei genitali femminili sono ritenute un atto persecutorio.
    In Svizzera le MGF sono considerate una violazione dei diritti umani punibili, sulla base dell'art. 122 del Codice Penale, come "lesioni corporali gravi".
    Venendo all’Italia, questa ha considerato le mutilazioni dei genitali femminili una grave violazione del diritto alla salute e all'integrità fisica, rifacendosi al diritto sancito dalla Costituzione italiana, fino al 2006, anno in cui, in attuazione dell’art. 32 della Costituzione, è stata emanata la Legge n. 7/2006, con la determinazione “di prevenire, contrastare e reprimere le pratiche di MGF quali violazioni dei diritti fondamentali all’integrità della persona ed alla salute delle donne e delle bambine”.
    La legge n. 7/2006 è suddivisa in due capitoli, il primo riguarda le misure preventive, il secondo le misure punitive. Finalità della Legge è quindi quella di prevenire e contrastare le pratiche di MGF, mediante campagne informative che prevedano interventi su più fronti: culturale, medico ed istituzionale. Prevenzione ed informazione assumono un compito rilevante nella battaglia contro le MGF.
    Infine le leggi nel nostro paese debbono essere drasticamente poste in essere attraverso tutte le politiche possibili sul territorio facendo sì che vengano realmente rispettate, come per l'articolo 583 bis del Codice di procedura Penale, il quale punisce con la reclusione da quattro a dodici anni chi, senza esigenze terapeutiche, cagiona una mutilazione degli organi genitali femminili.
    Il legislatore, parlando di mutilazione intendeva, oltre all'infibulazione, anche la clitoridectomia, l'escissione o comunque (norma di chiusura) qualsiasi pratica che cagioni effetti dello stesso tipo.
    Concludendo, le leggi ci sono, a tutti i livelli, per cui spetta a chi di dovere, appunto a tutti i livelli, fare sì che vengano onorate, ponendo in atto una forma determinata, seria, mirata, decisa, sia contro chi tollera questo crimine sia contro tutti quelli che ancora lo commettono.
    Aggiungiamo, in relazione a tutte le donne e la bambine che sono state sottoposte a questo martirio, che oggi risulta possibile riuscire a rendere la dignità sessuale e attenuare il dolore causato perennemente dalle MGF, a merito di modernissimi interventi di chirurgia sperimentati con successo da un team di ricercatori dell’ Ospedale Edouard Harriot di Lione e dell’Università Sorbona. In tali sedi difatti, sono in grado di ricostruire l’apparato riproduttivo femminile ripristinando le sue funzioni naturali. Controlli effettuati ad un anno di distanza sulle donne operate, hanno dimostrato nella quasi totalità degli 866 casi, una diminuzione della sofferenza causata dall’MGF e addirittura che queste abbiano riacquistato il piacere sessuale.
     
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  3. Frisulimite
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    Giusto in questi giorni ho letto alcune cose al riguardo sul mio libro di antropologia culturale. L'autore fa notare come anche quando fingiamo di non essere razzisti siamo comunque etnocentrici e convinti di avere una funzione civilizzatrice nei confronti degli altri. Pensiamo che le MGF siano mutilazioni dolorose e senza senso, ma non pensiamo al fatto che se una madre decide di sottoporre le figlie a questa pratica è perché altrimenti potrebbe non trovare marito, non sarebbe considerata donna, sarebbe considerata impura... Certo, è indubbio che ci siano modi per rendere la pratica meno dolorosa, ma noi non siamo nessuno per giudicare in modo così implacabile.
     
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  4. Bianca Fasano
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    Già. Peccato tu sia nato uomo. Bieffe :beek:
     
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    Sebbene non mi trovi in accordo con l'opinione di Frisu questo si tratta di un forum e si basa sulla discussione e il confronto di opinioni.
    A differenza delle testate giornalistiche qui si può scrivere quasi in tempo reale facendo sì che si possano allargare i propri orizzonti a proposito di diverse tematiche.

    Questo argomento va oltre al femminismo spicciolo, quello che ha espresso Frisu è il suo parere in quanto persona e non in quanto uomo e, visto che qui ti è consentito, ti invito a replicare in modo più intelligente evitando magari sciocchi cliché.

    Tornando sul discorso di Frisu, personalmente, mi sembra un po' forzato.
    Si potrebbe paragonare la MGF al battesimo, non viene data alcuna scelta a colui cui è destinato questo trattamento e viene sottoposto ad un rituale che lo segnerà per la vita (nel caso dell'MGF in modo molto più tangibile e con danni molto più seri, ovviamente), vedendola in questo senso si può capovolgere il tuo discorso: chi sono loro per decidere che questo atto sia corretto?
     
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  6. Frisulimite
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    Sinceramente, solo fino a qualche giorno fa sarei stato anche io fortemente contrario. Ma lo studio dell'antropologia mi ha fatto cambiare un po' idea. Lungi da me il giustificare in toto delle mutilazioni, ma non è corretto nemmeno condannare in toto. E' un punto di vista del tutto occidentale quello con cui guardiamo, i nostri "diritti umani" in realtà sono quelli che la nostra cultura occidentale considera tali.
    Credo che la cosa migliore per fare chiarezza però sia citare letteralmente Fabio Dei e il suo "Antropologia culturale":

    "Sembra che il discorso umanitario sia interessato a un'idea astratta di diritto che non alle specifiche persone coinvolte. Una critica analoga è rivolta dall'antropologa italiana Carla Pasquinelli ad alcune organizzazioni che si battono contro le mutilazioni genitali femminili (MGF): pratiche come l'infibulazione o l'escissione del clitoride, di cui sono tradizionalmente vittime le bambine in alcune aree dell'Africa, e che molte donne immigrate compiono sulle proprie figlie anche in Europa. Non si tratta certo, in questo caso, di avanzare giustificazioni "culturaliste per le MGF (del tipo "è una loro tradizione" ecc.). Non c'è alcun dubbio che si tratta di una pratica violenta e di una menomazione imposta alle donne nel quadro di relazioni sociali fortemente patriarcali. Ma le associazioni che lottano contro le MGF, proponendone un'immagine esotizzante e barbarizzante, non sempre cercano di comprendere il punto di vista delle donne che vi sono coinvolte. Se una donna somala o nigeriana vuole infibulare la figlia, consapevole del dolore che le infligge, è perché teme che in caso contrario la ragazza non si inserirà mai pienamente in una rete di relazioni sociali - sarà considerata impura e brutta, nessuno vorrà sposarla, la sua personalità sociale non si svilupperà mai a pieno. Considerare tutto questo come inciviltà o superstizione, e come reato che va penalmente perseguito, può essere un modo di affermare un principio (certo, sacrosanto) senza preoccuparsi però di aiutare e comprendere le stesse vittime d questa pratica.
    Pasquinelli è soprattutto critica verso il tassativo rifiuto di forme di "riduzione del danno", come l'adozione della sunna, una sorta di rito alternativo indolore e privo di complicazioni mediche. La lotta più intransigente è condotta da una "élite di donne, in pole position nei partiti, in associazioni e in ONG", che dell'impegno umanitario fanno il fulcro della costruzione di una propria immagine di successo, di un'identità da avanguardia civilizzatrice. Per loro, "un principio affermato a tutti costi" vale più della "sofferenza reale di quei corpi": un'etica dei principi si sostituisce a un'etica della responsabilità".
     
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  7. Bianca Fasano
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    Sono laureata in Sociologia ed in magistrale di comunicazione. Ho letto. Ma qui non si tratta di un burqa o di come chiami il tuo Dio. Chiedilo ad Aicha Ali, 43 anni, originaria della Somalia, dal 1997 vive in Svizzera. Da addetto stampa dell'Organizzazione Donne Somale si batte contro le mutilazioni genitali. Anche lei ha subito l'intervento quando aveva sei anni, però alle sue quattro figlie è riuscita a risparmiarlo. Parliamo di una sofferenza inenarrabile che ti accompagna tutta la vita privandoti del piacere e rendendoti difficile e pericoloso anche il parto. Non mi sento proprio di discutere filosoficamente sull’argomento. Bieffe
     
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  8. Frisulimite
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    E invece è opportuno discuterne. Parliamo di una sofferenza che ha delle specifiche motivazioni. Non è il Male. Questa Aicha Ali disapprova? Anche io? L'ha evitato alle sue figlie? Ha fatto bene. Vuole lottare perché questa pratica non venga più effettuata? D'accordo. Ma ci sono vari modi di farlo. Un conto è sforzarsi, come suggerisce Dei e la Pasquinelli, di comprendere i motivi per cui si decide di fare una cosa del genere (non è una crudeltà in sé stessa) e non prendere una posizione di principio. E' troppo vero che si tratta troppo frequentemente di una presa di posizione in sé.
     
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7 replies since 6/11/2012, 17:03   110 views
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